Comunicato assemblea di movimento dopo gli scontri di Lama

La responsabilità degli scontri odierni all’università ricade sull’iniziativa provocatoria ed estranea al movimento presa dal Pci, sotto una copertura sindacale unitaria, con il comizio di Luciano Lama.

A questa iniziativa il movimento aveva risposto con una proposta di confronto politico che consisteva in un’assemblea con la partecipazione dei collettivi d’occupazione. Questa proposta è stata respinta da uno schieramento di servizio d’ordine che ha occupato il piazzale dell’Università, cancellando scritte di lotta e provocando in vario modo I compagni del movimento.

Gli scontri sono cominciati con una prima carica del servizio d’ordine del Pci contro compagni che, in modo esplicitamente ironico e pacifico, manifestavano il loro dissenso nei confronti della politica dei sacrifici proposta da Lama. Dopo il primo assalto la situazione è degenerata in scontri violenti che si sono protratti fino all’uscita del servizio d’ordine del Pci dall’università. Il bilancio è di circa 70 feriti, di cui due gravi. Il movimento considera gravissimo quanto è accaduto. Scontri del genere, originati dalla chiara volontà di soffocare le lotte degli studenti e dei giovani disoccupati, non hanno precedenti di questa ampiezza nella storia del movimento operaio degli ultimi anni. Consideriamo positivo che a questa provocazione il movimento abbia saputo dare un’immediata risposta.


Contro queste degenerazioni il movimento si impegna a continuare le lotte sui suoi obiettivi nelle forme più appropriate e sin da ora diffida la polizia dal prendere pretesto da questa incursione esterna per rientrare di forza nell’Ateneo.

 (17 febbraio 1977)

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Dice la Federazione romana del Pci:


"La
Federazione romana del Pci denuncia la gravità del fatto che gruppi di provocatori
– ripetutamente isolati nei giorni scorsi dentro l’università dalle grandi
masse studentesche e dai lavoratori docenti e non-docenti – siano ricorsi ai
metodi tipici dello squadrismo fascista non essendo riusciti a impedire lo
svolgimento della manifestazione sindacale cui hanno partecipato migliaia di
lavoratori e di studenti…."

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Sugli arresti del 12 Febbraio

pur non condividendo del tutto le posizioni dei promotori dell’assemblea di venerdi, credo sia giusto girare questo comunicato.

 

A nove mesi dagli arresti,
l’assemblea promossa dall’associazione parenti e amici degli arrestati il 12/2/2007, tenutasi il 9/11/2007 presso il Csoa Cox 18 a Milano, con nuova forza, data dalla affollata partecipazione che mostra la continuità della solidarietà che si è espressa fin da subito nei confronti dei compagni arrestati ed ha impedito l’isolamento e lo sradicamento dal contesto sociale e di classe da cui essi provengono:
Denuncia
1- Le pesanti condizioni di detenzione in regime di Eiv (Elevato indice di vigilanza) in cui i compagni sono rinchiusi, i continui trasferimenti, l’isolamento a cui vengono a più riprese costretti a causa del divieto di incontro disposto dalla Bocassini. Le assurde angherie a cui sono sottoposti i compagni e la compagna che si trovano ai domiciliari come la negazione di comunicare via posta cosa che invece in carcere era permessa (anche nei bracci della morte si può scrivere ad amici e parenti!).
Questa è una situazione che molti altri prigionieri vivono nelle moderne galere della “democrazia” italiana.
2- La negazione sistematica del diritto alla difesa che si manifesta con il trasferimento continuo dei compagni in carceri diverse tra di loro ed estremamente lontane dalla sede processuale oltre che dalle famiglie, il divieto di incontro che impedisce la difesa collettiva, le enormi spese degli incartamenti (oltre 200.000  pagine), i tempi non rispettati nel deposito degli atti …
Di fatto la quasi certa impossibilità per gli imputati di venire a conoscenza di tutta l’inchiesta e di conferire con i propri legali.
3- Il linciaggio mediatico a cui compagni, parenti e amici sono sottoposti all’insegna del motto “sbatti il mostro in prima pagina” sull’onda delle veline della procura e, invece, il complice silenzio su notizie che smontano l’impostazione dell’accusa come quella sulla concessione degli arresti domiciliari  a ben sei imputati di questa inchiesta. 
4- L’uso dei reati di “terrorismo” sempre più dispiegato per colpire e intimorire non solo chiunque si opponga politicamente allo stato di cose presenti professando idee di cambiamento e aspirazione di comunismo o anarchismo ma anche chi semplicemente lotta per migliori condizioni di vita come mostrano le ultime inchieste della magistratura da Cosenza a Perugia, in particolare attaccando le avanguardie dei lavoratori che non riconoscono la direzione dei sindacati ufficiali.
6- L’attacco continuo e la volontà di criminalizzare e reprimere la solidarietà come mostra il fatto che questa inchiesta da dopo il 12 febbraio è diventata un’inchiesta contro la legittima solidarietà che parenti e amici, compagni e compagne, situazioni di movimento e di classe hanno manifestato e continuano a manifestare.
7- La natura politica del processo  e l’uso politico che ne viene fatto. Infatti, la funzionalità politico-mediatica di questa inchiesta, con gli arresti eseguiti non casualmente in un momento di difficoltà governativa legata al rifinanziamento delle missioni di guerra e alla militarizzazione del territorio (vedi il caso della base Usa “Dal Molin” di Vicenza e il progetto per i caccia F35 a Novara) viene oggi ribadita con la convocazione dell’udienza preliminare per il 12 dicembre.
Fissare l’udienza nella data simbolo dello stragismo di stato, se da un lato può sembrare una provocazione, dall’altro mostra la continuità di quel potere politico che, ieri stragista, oggi mette sul banco degli imputati i compagni e su quello degli accusatori (come presunte parti lese) i fascisti di Forza Nuova, i piduisti di Forza Italia, i padroni assassini come quello della Breda e i teorici dello sfruttamento dei lavoratori come Ichino. Ci chiediamo chi ha leso veramente chi?
Tutto questo tentando un’operazione di rovesciamento delle parti e di cancellazione della memoria storica. Lo stato e gli esecutori materiali della strage di Piazza Fontana, i fascisti, si troveranno nuovamente a fare fronte comune contro operai, studenti e comunisti. 
Forza Nuova ha già annunciato che chiederà la piazza e questo nella Milano antifascista proprio nella data in cui è stata drammaticamente ferita. Ciò succede in un clima di “campagna di sicurezza” che alimenta paura e razzismo.
Questa è una questione che riguarda tutto il movimento di classe e antifascista.
L’assemblea di conseguenza
lancia un appello per costruire una mobilitazione che faccia fronte a tutto ciò.
E’ un processo contro tutti.
Mobilitiamoci tutti!
Costruiamo un incontro per preparare il 12 dicembre.

Infine l’assemblea saluta calorosamente tutti i compagni in carcere e agli arresti domiciliari.

 

 

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Ottobre 1956 – Ungheria

con qualche giorno di ritardo giro un documento dell’anno scorso sull’anniversario della rivolta ungherese del 1956 

 

VIVA L’INSURREZIONE UNGHERESE DEL ’56!

In questi giorni cade il cinquantesimo anniversario dell’insurrezione ungherese.

Vogliamo ricordare quella rivolta e salvarne lo spirito da tutti i tentativi di falsificazione.

Il 23 ottobre del ’56, in Ungheria, il malcontento a lungo covato contro il regime burocratico esplode in una gigantesca manifestazione. Il giorno successivo i carri armati sovietici occupano militarmente le strade di Budapest. La contestazione di massa si trasforma in una vera e propria insurrezione sociale contro il regime di Rákosi e contro l’imperialismo sovietico. Il cuore pulsante della rivolta sono i Consigli Operai. Riprendendo il testimone della Comune di Parigi, dei Soviet russi del 1905 e del 1917, della rivoluzione tedesca e di quella ungherese del ’19, i lavoratori cacciano i burocrati dalle fabbriche e si organizzano direttamente, con delegati operai eletti dalle assemblee e revocabili in ogni istante dalle stesse. Partendo dalla zona industriale di Miskolc, i Consigli Operai si diffondono in tutta l’Ungheria, diventando lo strumento di coordinamento della lotta e di organizzazione della vita sociale. Se il secondo intervento sovietico (il 4 novembre) riesce a formare un governo fantoccio, non riesce a domare la rivolta. Gli scontri si generalizzano: dalla resistenza passiva di massa (in cui sono attive soprattutto le donne) alle pratiche di guerriglia contro lo Stato. La risposta del governo – al quale rimane fedele solo la polizia segreta, dal momento che moltissimi soldati solidarizzano con i rivoltosi – è l’instaurazione della legge marziale: i mercenari in divisa sparano sulla folla, i delegati dei Consigli vengono assassinati, il fermo di polizia raggiunge la durata di sei mesi…

Eppure il popolo non demorde. Il 14 novembre, in quella che è ormai la Comune di Budapest, nasce il Consiglio Centrale Operaio, l’unico organo riconosciuto dagli sfruttati perché basato sull’autogestione. Trentacinque anni dopo, gli insorti ungheresi riprendono nei fatti l’urlo dei marinai di Kronstadt: “Viva i Soviet senza i bolscevichi!”.

Nonostante il terrore, i lavoratori non riprendono imbavagliati il proprio posto nelle fabbriche e nelle miniere controllate dal Partito. Continuano i sabotaggi, numerose miniere vengono allagate, la fornitura di energia elettrica viene interrotta, la produzione cala drasticamente. I contadini, che ai funzionari stalinisti ripetevano di non avere cibo, portano il proprio raccolto ai Consigli Operai e ai comitati studenteschi.

L’11 dicembre uno sciopero generale paralizza il paese per 48 ore. Benché soffocata nel sangue, la rivolta popolare non scompare, mantenendo viva l’agitazione operaia per i tre anni successivi. Non appoggiata (salvo poche eccezioni) dai suoi fratelli d’Occidente, l’insurrezione ungherese si spegne tra repressione ed esilio di moltissimi rivoluzionari.

Se per gli stalinisti della Pravda quella rivolta era un “colpo di Stato fascista”, oggi i capitalisti del mondo intero ce la presentano come una “rivoluzione democratica e nazionale” (con i fascisti stessi che la difendono falsificandola). Della rivendicazione comunista, libertaria e antiburocratica “le fabbriche agli operai” non è rimasta traccia. Chi oggi esporta la “libertà” con le bombe al fosforo, si indigna che altri volessero esportare il “comunismo” con i carri armati…

Se non può che farci piacere il fatto che l’ex stalinista Napolitano non sia stato invitato alle commemorazioni ufficiali (perché difese, assieme a tutto il PCI, i carri armati sovietici), ci fa semplicemente schifo che vi sia stato accolto Bush.

Per noi gli insegnamenti di quella grande insurrezione sono ben altri: si chiamano antimperialismo, democrazia diretta, autorganizzazione…

ABBASSO IL CAPITALISMO, ABBASSO LA BUROCRAZIA!


anarchici
[Ottobre 2006]
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Nessuna pietà

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Ordinaria democrazia. Sui fatti di Bologna una lettera dal Carcere.

Ci hanno arrestato il 17/10/2007, ci hanno giudicati per danneggiamento aggravato (per scritte sui muri, per aver offuscato la telecamera e lo schermo di un bancomat, per aver buttato un secchio di vernice e dei bolognini dentro una macelleria) non mi interessa dire se la condanna è pesante o meno, non voglio entrare in questa polemica, non mi sono neanche stupito, la mia coscienza già sapeva cosa vuol dire “ordinaria democrazia”, ma anche se non lo avessi saputo mi sarebbe bastata quest’esperienza per capire com’è questa tanto “amata” ordinaria democrazia (vabbé, anche se uno si guarda intorno lo capisce).

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Rappresaglia e redenzione

Giro un documento sulle condanne richieste per gli scontri del G8 di Genova trovato qua:

http://liguria.indy.ortiche.net/node/165

 

Rappresaglia e Redenzione

Rileggiamo attentamente alcuni passaggi della requisitoria con cui i PM hanno chiesto 25 condanne da 6 a 16 anni, per un totale di 225 anni, cioè oltre due secoli:

PM dott. Canciani: «Io forse chiederei a voi tutti, una volta accertata la responsabilità delle persone, di avere il coraggio di chiamare le cose che abbiamo visto con il loro nome, come avremo il coraggio di chiamare massacro quello che è avvenuto alla scuola Diaz. Il PM non chiede pene esemplari, perché si potrebbero dare quando vi è un ampia scelta per il tribunale di muoversi tra un minimo e un massimo. Credo che il legislatore vi abbia tolto dall'imbarazzo, perché se riterrete di chiamare i fatti con il nome che merita, il legislatore ha stabilito una pena minima di 8 anni. […] Non delle pene esemplari ma delle pene severe, e speriamo che analoga severità vengano usate in altri processi, perché l'interesse comune è che quello che è avvenuto nel 2001 a Genova non accada mai più».

La prima, piccola, considerazione riguarda il passaggio sul blitz alla scuola Diaz:

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Frammenti di memoria #24

LEGGE CONTRO IL CRISTIANESIMO

Data nel giorno della salvezza, nel primo giorno dell'anno uno (- il 30 settembre 1888 della falsa cronologia)

Guerra mortale contro il vizio: il vizio e' il cristianesimo

Prima proposizione – Viziosa e' ogni specie di contronatura. La varieta' di uomo piu' viziosa e' il prete: lui INSEGNA la contronatura. Contro il prete non si hanno ragioni, si ha il carcere.

Seconda proposizione – Ogni partecipazione a un servizio divino e' un attentato al buon costume. Si deve essere piu' duri contro i protestanti che contro i cattolici, piu' duri contro i protestanti liberali che contro i protestanti di stretta osservanza. L'elemento criminale nell'essere cristiani aumenta nella misura in cui ci si avvicina alla scienza. Il criminale dei criminali e' percio' il FILOSOFO.

Terza proposizione – Il luogo maledetto dove il cristianesimo ha covato le sue uova di basilisco sia raso al suolo e atterrisca tutta la posterita', in quanto luogo NEFANDO della terra. Vi si allevino serpenti velenosi.

Quarta proposizione – La predica della castita' e' un pubblico incitamento alla contronatura. Ogni disprezzo della vita sessuale, ogni insozzamento della medesima mediante il concetto di impuro e' il vero e proprio peccato contro lo spirito santo della vita.

Quinta proposizione – Ci mangia allo stesso tavolo con un prete sia messo al bando: con cio' costui si scomunica dalla retta societa'. Il prete e' il NOSTRO Ciandala – sia proscritto, affamato, cacciato in ogni specie di deserto.

Sesta proposizione – La storia sacra sia chiamata con il nome che merita: storia MALEDETTA, le parole Dio, Salvatore, redentore, santo,siano usate come insulti, come marchi d'infamia.

Settima proposizione – Il resto segue da cio'.

 

L'Anticristo

(Friedrich Nietzsche)

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GrilloGrillo…

Con un po' di ritardo copioincollo un interessante articolo sul signor buffone di corte Beppe Grillo e sul suo V-day.

Francamente non guardo mai la televisione generalista: se non ci fossero le partite del Livorno in trasferta o la diretta Champions League non guarderei nemmeno la televisione tout court. I telegiornali li puoi vedere tranquillamente in streaming su Streamer One, un P2P televisivo, il resto te lo procuri su Emule o Bearshare. Cosi', se vuoi vedere qualcosa a casa o in treno, ti diverti molto di piu'.
Il palinsesto oggi è pensato solo per i ceti economicamente e culturalmente piu' bassi. Da elemento unificante dell'immaginario, fino agli anni '80, è diventato elemento di emarginazione di grosse fasce di popolazione.
Il Santoro di oggi è quindi la televisione generalista di denuncia politica dei primi anni '90 ma solo in apparenza. Quella di Santoro è tornata una trasmissione potente perchè sta veicolando un fenomeno che si è rigenerato su Internet, Beppe Grillo, dopo esser nato nella vecchia tv generalista e sopravvissuto in epoca di antiche cassette VHS.
Da oltre dieci giorni stiamo assistendo alla delegittimazione del ceto politico della seconda repubblica, che avviene sui suoi stessi media, che avrà effetti potentissimi anche se non si sa ancora quando.
L'ha capito, anche se cerca di contenere il fenomeno, lo stesso Prodi: sembra di vedere il settembre '89 quando la DDR cercava di contenere la propria disgregazione ora reprimendo i movimenti ora concedendo qualcosa alle rivendicazioni. A inizio novembre era tutto finito.

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Come si sceglie un esecutivo

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