Considerazioni sul corteo di Vicenza

BREVI CONSIDERAZIONI SU  VICENZA

Scrivo queste brevi considerazioni per cercare di fare un po’ il punto della situazione, lo stato delle cose prima della pausa natalizia.

SUL CORTEO

Per me ha veramente poca importanza stare a fare la conta di quanti eravamo; ha più importanza in questo caso guardare alla qualità politica espressa, ai suoi significati ed ai suoi divenire.
Siamo stati meno di febbraio, la metà credo,  e nonostante questo è stato un corteo molto partecipato di decine di migliaia di persone;  la maggioranza dei partecipanti mi è parsa più territoriale che movimentista nazionale.

questo per dire che il lavorio dei comitati sul territorio circostante ( veneto in generale) qualcosa deve aver smosso.
Trattandosi però di un corteo lungamente lanciato come europeo i risultati sono stati inferiori alle aspettative.
Le motivazioni da questo punto di vista vanno ricercate sulle sponde aride di movimento ma di questo parlerò dopo.

e’ stato un corteo largamente  "pacificato e  rincoglionito" per usare l’espressione di un compagno che ho colto su una lista.  Più o meno una fotocopia più piccola del corteo di febbraio scorso, con la  variante che quel corteo era montato su una campagna pubblicitaria terroristica che aveva spinto molti a schierarsi mentre questo è passato quasi sotto silenzio.
(ho notato molto sdegno rispetto al silenzio dei media,  che non mi stupisce, mentre mi sorprende invece dopo così tanto tempo ancora lo stupore stupido di molti compagni su questi fatti – questo è un argomento su cui si potrebbe discutere)

un corteo molto simile a tutte le sfilate pacifiste che ci hanno asfissiato negli ultimi 5 anni con i loro luoghi comuni: la democrazia dal basso, la parola alla gente,  i colori , la musica, yankee go home, un mondo diverso, don gallo e dario fo.

non si può fare di questo una colpa ai vicentini anche se l’occasione avrebbe dovuto far riflettere qualcuno che una tale massa d’urto non si presenta tutti i giorni.  Far girare in tondo  la città per la seconda volta in 10 mesi a decine di migliaia di persone senza che nulla accadesse dimostra una scarsa propensione a comprendere il mondo reale in cui si è immersi (il presidente della repubblica 2 gg prima aveva detto prono agli americani  che la base si fa e il governo di centro-sx  in tutti questi mesi ha sempre detto la stessa cosa)

Non comprendere che una lotta territoriale, seppur sostenuta da un livello di mobilitazione semipermanente, ha bisogno di apici radicali di massa è un errore,  se poi si persevera nell’errore  diventa difficile che nel futuro prossimo molti abbiano voglia di tornare a Vicenza.

dico questo perchè in maniera evidente questo corteo è stata un’occasione mancata e per  questo mi sento di difendere (e compartecipe) di tutti quei compagni che hanno tentato di dare un senso differente alla giornata.
Il tentativo di deviare il corteo per raggiungere la base è stata una ottima idea.
Un tentativo molto più razionale rispetto al  corteo bovino e irrazionale cui stavamo partecipando.
Un tentativo che voleva essere partecipato e non ristretto alla logica militante di poche centinaia. (e infatti ha desistito dai suo intenti)
un tentativo che ha scontato tutti i limiti di comunicazione, della sua proposta minoritaria e che non  è riuscito a essere coinvolgente per tutti coloro che, forse, sarebbero stati disponibili ad osare senza per questo sentirsi carne da macello.
Un tentativo che dovrebbe fare riflettere sul fatto che le buone idee andrebbero supportate, costruite  e promosse (anche criticamente  verso certe forme identitarie)  piuttosto che continuare ad accodarsi accidiosi o scoglionati a sfilate fuori tempo massimo.
un tentativo infine potenzialmente diverso da altre recenti messe in scena antagoniste (tipo 9 giugno a roma),  che ha portato alcuni compagni ad autorganizzarsi .
Autorganizzarsi è una scelta giusta . Costruire relazioni ampie intorno a questa ipotesi è una scelta necessaria.

SUL MOVIMENTO

Quando qualche mese fa parlavo di un bi-partito di movimento mi sbagliavo.
sopravvalutavo le aree che ancora sopravvivono dagli anni 90.

I disobba hanno dimostrato tutta la lora evanescenza politica nazionale.
Biopolitiche moltitudinarie contro la governance , autonomie in eccedenza, treni ribelli no war……….per poi essere gli stessi di sempre ovvero i tristi epigoni degli autonomi veneti 70/80 (almeno quelli nel loro trip  desiderio/egemonico rompevano le uova nel paniere se così si può dire)
Hanno lanciato una 3 gg europea che ha visto pochi europei presenti a parte gli intellettuali convogliati alla bisogna per i dibattiti.
hanno per mesi (e non solo loro) straparlato di movimenti, territori, liberazioni, moltitudini, per poi sostanzialmente contarsi tra di loro e, a cazzo duro, non hanno trovato niente di meglio da fare che andare a minacciare chi non aveva la loro stessa idea.
sottratti alla dimensione spettacolare dello scontro simulato hanno dovuto assumersi la loro vera parte:   quella  di una guardia giurata in un discount di periferia.

anche i compagni dell"area antagonista" sono stati assai evanescenti.
Confusi tra i no-tav  (pochi) hanno preferito mantenere un profilo assai basso  forse frutto di accordi tra i supposti dirigenti.
Brutta figura comunque per chi ha spinto molto sul profilo delle lotte territoriali come punto di ripartenza per un ipotesi nazionale.

I sindacati di base sono stati pura, sottilissima, cornice;  così come gli anarchici "centristi".
Gli M-L sono stati gli stessi di sempre:  presenti in discreto numero,  inossidabimente monolitici e noiosi.

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