frammenti di memoria #6

 

La Comune non è morta

(Chi ha paura della comune?)

Internazionale Situazionista

Debord, Kotànyi, Vaneigem – 18 marzo 1962


Il diritto uguale di tutti ai beni e alle gioie di questo mondo, la distruzione di ogni autorità, la negazione di ogni freno morale, ecco, se si scende alla radice delle cose, la ragion d’essere dell’insurrezione del 18 marzo e il programma della terribile associazione che le ha fornito un esercito.
Inchiesta parlamentare sull'insurrezione del 18 marzo 1871.

Coloro che parlano di rivoluzione e di lotta di classe senza riferirsi esplicitamente alla vita quotidiana, senza comprendere ciò che vi è di sovversivo nell’amore e di positivo nel rifiuto radicale di tutte le costrizioni, si riempiono la bocca di un cadavere.
Comitato Enragés – Internationale situationniste
Parigi, maggio 1968

1. Occorre riprendere lo studio del movimento operaio classico in maniera disingannata, e disingannata, prima di tutto, per quanto riguarda i suoi eredi politici o pseudoteorici, poiché essi non possiedono che l’eredità della sua disfatta. Il successo apparente di questo movimento è l’insieme delle sue disfatte fondamentali (il riformismo o l’installazione al potere di una burocrazia statale) e le sue sconfitte (la Comune e la rivolta delle Asturie) sono, a tutt’oggi, i suoi successi aperti, per noi e per l’avvenire.

2. La Comune è stata la più grande festa del 19° secolo. Alla base di essa si trova la convinzione degli insorti di essere divenuti padroni della loro propria storia, non tanto al livello della decisione politica “governativa”, quanto invece a livello della vita quotidiana, in quella primavera del 1871 (per esempio il gioco di tutti con le armi; il che significa giocare con il potere). E’ anche in tal senso che bisogna capire Marx: «la più grande misura sociale della Comune è stata la sua esistenza in atto».

3. La frase di Engels: «Considerate la Comune di Parigi. Era la dittatura del proletariato» deve essere presa sul serio, come base per mostrare ciò che non é la dittatura del proletariato in quanto regime politico (le differenti forme di dittatura sul proletariato, in suo nome).

4. Tutti hanno potuto muovere delle giuste critiche alle incoerenze della Comune, alla mancanza palese di un apparato. Ma poiché noi siamo oggi convinti che il problema degli apparati politici sia molto più complesso di quanto non pretendano gli eredi dell’apparato di tipo bolscevico, é tempo di considerare la Comune non solo come primitivismo rivoluzionario passato di cui si superano tutti gli errori, ma come un’esperienza positiva di cui non si é ancora ritrovata e compiuta tutta la verità.

5. La Comune non ha avuto capi. E questo in un periodo storico nel quale l’idea che fosse necessario averne dominava completamente il movimento operaio. Così si spiegano, prima di tutto, le sue sconfitte e i suoi successi paradossali. Le guide ufficiali della Comune erano degli incompetenti (se si prende, come riferimento, il livello di Marx, o anche di Lenin e persino di Blanqui). Ma in compenso, gli atti “irresponsabili” di quel momento sono precisamente da rivendicare per il seguito del movimento rivoluzionario del nostro tempo (anche se le circostanze li hanno limitati quasi tutti allo stadio distruttivo – l’esempio più conosciuto é l’insorto che dice al borghese sospetto, che afferma di non essersi mai occupato di politica: «E’ proprio per questo che ti uccido»).

6. L’importanza vitale dell’armamento generale del popolo è manifestata, praticamente e teoricamente, dall’inizio alla fine del movimento. Nell’insieme, non si è rinunciato, in favore di distaccamenti specializzati, al diritto di imporre con la forza una volontà comune. Il valore esemplare di questa autonomia dei gruppi armati ha il suo rovescio nella mancanza di coordinazione: il fatto di non avere, in nessun momento, offensivo o difensivo, della lotta contro Versailles, portato la forza popolare a livello dell’efficacia militare; ma non si deve dimenticare che in Spagna la rivoluzione, e infine la guerra, sono state perdute in nome della trasformazione in “esercito repubblicano”. Si può pensare che la contraddizione tra autonomia e coordinazione dipendesse, in larga misura, dallo sviluppo tecnologico dell’epoca.

7. La Comune rappresenta, fino ad ora, la sola realizzazione di un urbanismo rivoluzionario, poiché essa ha attaccato, nella pratica, i segni pietrificati dell’organizzazione dominante della vita, riconoscendo lo spazio sociale in termini politici, rifiutandosi di credere che un monumento possa essere innocente. Coloro che riconducono questo aspetto ad un nichilismo da sottoproletari, all’irresponsabilità delle incendiarie, devono, in contropartita, confessare tutto ciò che essi considerano positivo, da conservare, nella società dominante (si vedrà che é praticamente tutto).

8. Più che dalla forza delle armi, la Comune di Parigi é stata vinta dalla forza dell’abitudine. L’esempio pratico più scandaloso é il rifiuto di ricorrere al cannone per impadronirsi della Banca di Francia, mentre c’era un così grande bisogno di denaro. Durante tutto il periodo in cui la Comune ha tenuto il potere, la banca é rimasta un’enclave versagliese dentro Parigi, difesa da qualche e fucile e dal mito della proprietà e del furto. Le altre abitudini ideologiche sono state estremamente nocive a tutti gli effetti (la risurrezione del giacobinismo, la strategia disfattista delle barricate in ricordo del ’48, ecc.).

9. La Comune mostra come i difensori del vecchio mondo beneficino sempre, per un aspetto o per l’altro, della capacità dei rivoluzionari; e soprattutto di coloro che pensano la rivoluzione. E precisamente là dove i rivoluzionari pensano come loro. Il vecchio mondo mantiene così delle basi (l’ideologia, il linguaggio, i costumi, i gusti) nello sviluppo dei suoi nemici, e vi si inserisce per riguadagnare il terreno perduto. (Solamente il pensiero in atto, naturale per il proletariato rivoluzionario, gli sfugge una volta per tutte: la Corte dei Conti é bruciata). La vera “quinta colonna” è nello spirito stesso dei rivoluzionari.

10. L’aneddoto degli incendiari che negli ultimi giorni erano andati per distruggere Nôtre Dame, e che si erano scontrati con il battaglione degli artisti della Comune, é ricco di senso: è un buon esempio di democrazia diretta. Esso mostra anche, più oltre, i problemi ancora irrisolti nella prospettiva del potere dei Consigli dei lavoratori. Quegli artisti, unanimi, avevano ragione di difendere una cattedrale in nome di valori estetici permanenti, e in definitiva, in nome dello spirito dei musei, quando altri uomini volevano quel giorno accedere all’espressione di se stessi, traducendo, con la demolizione della chiesa, la propria sfida totale ad una società che, con la sconfitta della Comune, si accingeva a respingere tutta la loro vita nel nulla e nel silenzio? Gli artisti della Comune, comportandosi da specialisti, si trovavano già in conflitto con una manifestazione coerentemente estremista della lotta contro l’alienazione. Bisogna rimproverare agli uomini della Comune di non aver osato rispondere al terrore totalitario del potere con l’impiego della totalità delle loro armi. Tutto induce a credere che i poeti che hanno tradotto in quel momento la poesia sospesa nella Comune siano stati fatti sparire. La massa degli atti incompiuti della Comune fa sì che divengano “atrocità” le azioni abbozzate, e che i ricordi siano censurati. La frase «coloro che fanno delle rivoluzioni a metà non fanno che scavarsi una tomba» spiega anche il silenzio di Saint-Just.

11. I teorici che restituiscono la storia di questo movimento adottando il punto di vista onnisciente di Dio, hanno gioco facile nel mostrare che la Comune era oggettivamente condannata, che essa non aveva possibilità di sbocco. Non bisogna dimenticare che, per coloro che hanno vissuto l’avvenimento, lo sbocco era là.

12. L’audacia e l’immaginazione della Comune non si misurano, evidentemente, in rapporto alla nostra epoca, ma in rapporto alla banalità di allora nella vita politica, intellettuale, morale. In rapporto alla solidarietà di tutte le banalità alle quali la Comune ha appiccato il fuoco. Così, considerando la solidarietà delle banalità attuali, si può concepire l’ampiezza della creatività che possiamo attenderci da un’esplosione uguale.

13. La guerra sociale di cui la Comune é un momento dura tuttora (benché le sue condizioni superficiali siano molto cambiate). Per l’opera di «rendere coscienti le tendenze incoscienti della Comune» (Engels), non é stata detta l’ultima parola.

Pubblicato su Internationale situationniste – N. 12 Settembre 1969 – Parigi

Un' aggiunta

Cento anni fa, in Francia, la borghesia riconfermata al potere, rivelando di sapere che ogni attacco portato con conseguenza ai fondamenti di tale potere é un attacco ai fondamenti del cristianesimo (e viceversa), erigeva, per mezzo di una sottoscrizione nazionale, l’orrendo Sacré Coeur, perché la Nazione espiasse di fronte a Dio i misfatti com- messi dai Comunardi. Oggi, il Potere commemora la Comune. Indubbiamente sono fatti che danno da pensare.

La sinistra, dai riformisti borghesi ai neobolscevichi, fa bene a celebrare la Comune. E’ tutto ciò che il suo ruolo nella presente organizzazione sociale le consente e le impone di fare. Ma ancora per poco. Presto, il fantasma che tutti i poteri della Terra, quelli già installati e quelli che sperano di esserlo un giorno, cercano con questi riti di esorcizzare, tornerà a farli tremare. Coloro che si richiamano a Lenin, a Stalin, a Mao Tse-Tung, parlano oggi in nome della Comune: il 18 marzo 1921, il giorno dopo aver concluso il massacro dei 16.000 marinai e operai del Soviet insorto di Kronstadt con la fucilazione in massa dei prigionieri, degli ostaggi e di quei Soldati Rossi che si erano ammutinati rifiutando di partecipare alla repressione, Trotsky e Zinoviev celebravano, per lo spettacolo del movimento comunista mondiale, il 50° anniversario della Comune di Parigi, accusando Thiers e Gallifet delle stragi compiute contro i Comunardi. Ecco un altro fatto che dà da pensare.

Gli stalino-cristiani e i neoleninisti, manipolando il significato storico della Comune, non possono che deformarne o ignorarne gli aspetti più radicali e più veri, ed assimilare, coprendola con la coltre di noia e di banalità dell’ideologia, la prima Rivoluzione sociale del proletariato europeo alle rivoluzioni burocratiche e sottosviluppate che essi ammirano. Ne va della loro sopravvivenza. Questi militanti, eredi di una generazione che ha conosciuto tutte le sconfitte e consumato tutte le menzogne del periodo della disgregazione del movimento operaio rivoluzionario, questi specialisti della gerarchia e del sacrificio, hanno tutto da temere dalle verità che la Comune ha annunciato di fronte al mondo: l’emancipazione dei lavoratori sarà opera dei lavoratori stessi; la Rivoluzione sarà una festa o non sarà.

La prima grande “sconfitta” del potere proletario é in realtà una sua prima grande vittoria poiché, per la prima volta il proletariato ha affermato la propria capacità storica di dirigere, in maniera libera, tutti gli aspetti della vita sociale. Allo stesso modo, la grande “vittoria” proletaria, la rivoluzione bolscevica, non é in definitiva che la sua disfatta più carica di conseguenze.

I segni che già annunciano il secondo e definitivo assalto del proletariato internazionale ai bastioni dell’alienazione, dovunque, annunciano anche il ritorno visibile delle aspirazioni e del programma che la Comune conteneva essenzialmente: la soppressione di tutto ciò che esiste separatamente dagli individui, la liberazione totale della vita quotidiana.

Che i recuperatori e i burocrati vengano zittiti!
Che il proletariato rivoluzionario si riappropri della sua storia nascosta!
Che storia e coscienza di classe divengano una cosa sola!

Milano, gennaio 1972.

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frammenti di memoria #5

Trasversalismo panico, nomadosmo schizoide,

dittatura del significato, proletariato in precarizzazione,

tempo liberato dal lavoro, temporalità proletaria sottrattiva,

sottrazione sociale generalizzata,

manifestazione non violenta – difesa con armi leggere,

creativismo isterico, maodadaismo,

poetica sensualironica,

deterritorializzazione, riterritorializzazione,

soggettivismo isterico, femminilizzazione generalizzata,

sovversione creativista, rimozione del soggetto,

LA FELICITA' E' SOVVERSIVA, QUANDO LA SI COLLETTIVIZZA! 

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frammenti di memoria #4

                                 Ma  ancora una

                                          volta

                                  rimboccheremo

                             le maniche ormai lise

                              e con braccia sempre

                                     più secche 

                                         afferreremo

                             brandelli senza senso

                                     dicendoci,

                                      le bocche chiuse

                                     dalla stanchezza,

                                                    siamo vivi

                                                                                                                             Giancarlo De Simoni

                                                             

                                      

                      In morte di Claudio Pallone,militante autonomo,

                    ucciso in una rapina 

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frammenti di memoria #3

 Baroni, padroni,
 pompieri, aspiranti dirigenti,
 topi di sezione,
 oscuri burocrati, gente con la linea
 in tasca,
 forse tra qualche giorno ce ne andremo
 e proverete a dimenticare
 tornando con: bacheche, circolari,
 processo democratico, giornali
 delegati e mozioni
 (ma non rompete i coglioni)
 Direte: «era un fuoco di paglia,
 un’oscura marmaglia
 senza proposizioni»
 (ma non rompete i coglioni)
 Ma tutto questo non è stato invano,
 noi non dimentichiamo…
 Per il vostro potere fondato sulla merda,
 per il vostro squallore,
 odioso, sporco e brutto…
 Pagherete caro
 pagherete tutto.

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Frammenti di memoria#2

"Colui che, nella guerra civile, non prenderà partito, sarà colpito da infamia e perderà tutti i diritti politici".

Solone, Costituzione di Atene

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Justine…

«Questi sono sistemi assurdi che ti trascineranno prima o poi in un ospizio, figlia mia!» disse la Dubois aggrottando le sopracciglia. «Credimi, lascia perdere la giustizia celeste, i suoi castighi o le ricompense future; son cose fatte per esser dimenticate quando si lascia la scuola o si finisce per morir di fame se, una volta fuori di lì, si è così sciocchi da crederci ancora. La durezza dei ricchi rende legittima la ribalderia dei poveri, bambina mia; s'apra la loro borsa ai nostri bisogni, regni pure l'umanità nel loro cuore, e allora sì che le viri potranno stabilirsi nel nostro! Ma finché la nostra sventura, la nostra sopportazione, la nostra buonafede, la nostra servitù non faranno altro che raddoppiare le nostre catene, i nostri crimini saranno opera loro e noi saremmo proprio stupidi a non commetterli solo per attenuare un po' il giogo con cui ci opprimono. La natura ci ha fatti nascere tutti uguali, Sophie; se il destino si diverte a sconvolgere quel piano originario delle leggi generali, noi dobbiamo correggerne i capricci e riparare con la nostra scaltrezza alle usurpazioni dei più forti… divertente ascoltarli, i ricchi, i giudici, i magistrati, è divertente vederli predicare la virtù; è difficile, oh sì, proteggersi dal furto quando si possiede tre volte più di quanto serva per vivere; è proprio difficile non concepire mai l'assassinio quando si è circondati solo da adulatori o schiavi sottomessi; è enormemente arduo in verità essere temperanti e sobri quando si è ebbri di voluttà e circondati dai cibi più succulenti; e che fatica esser leali quando non si ha alcun interesse a mentire! Ma noi, Sophie, noi condannati dalla provvidenza barbara, che tu follemente hai elevato a tuo idolo, a strisciare sulla terra come il serpente nell'erba, noi visti con disprezzo perché poveri, noi umiliati perché deboli, noi che infine sulla faccia della terra raccogliamo solo fiele e spine, come vuoi che ci asteniamo dal crimine, l'unica mano che ci apra la porta della vita, ci mantenga, ci conservi o ci impedisca di perderla! Come vuoi che per noi eternamente sottomessi e umiliati, mentre una classe di gente spadroneggia ed ha per sé tutti i favori della fortuna, come vuoi che per noi ci sia solo pena, solo abbattimento e dolore, solo bisogno e lacrime, solo infamia e condanna! No, no Sophie, no! o quella provvidenza da te venerata merita il nostro disprezzo, o non sono queste le sue intenzioni… Conoscila meglio, Sophie, conoscila meglio e convinciti the, poiché essa ci mette in una situazione in cui il male diventa necessario per noi e nello stesso tempo ci offre la possibilità di esercitano, vuol dire che questo male serve alle sue leggi come il bene e che essa ricava tanto dall'uno quanto dall'altro. Lo stato in cui essa ci crea è l'uguaglianza; colui che lo turba non è più colpevole di colui che cerca di ristabilirlo, perché ambedue agiscono sulla base di impulsi ricevuti, ambedue devono seguirli, bendarsi gli occhi e rallegrarsene.» Continue reading

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Frammenti di memoria #1

Informazioni false che producono eventi veri

La controinformazione ha denunciato quello che il potere dice il falso, laddove lo specchio del linguaggio del potere riflette in modo deformato la realtà- ha ristabilito il vero, ma come mero rispecchiamento. Radio Alice, il linguaggio al di là dello specchio ha costruito lo spazio in cui il soggetto si riconosce, non più come specchio, come verità ristabilita, come immobile riproduzione, ma come pratica di esistenza in trasformazione (ed il linguaggio è un livello della trasformazione). Ora andiamo oltre. Non basta denunciare il falso del potere; occorre denunciare e rompere il vero del potere. Quando il potere dice la verità e pretende sia Naturale va denunciato quanto disumano ed assurdo sia l'ordine di realtà che l'ordine del discorso (il discorso d'ordine) riflette e riproduce: consolida. Portare allo scoperto la deliranza del potere. Ma non solo. Occorre prendere il posto (autovalidantesi) del potere, parlare con la sua voce. Emettere segni con la voce e il tono del potere. Ma segni falsi. Produciamo informazioni false che mostrino quel che il potere nasconde, e che producano rivolta contro la forza del discorso d'ordine. Riproduciamo il gioco magico della Verità falsificante per dire con il linguaggio dei mass-media quello che essi vogliono scongiurare. Basta un piccolo scarto perché il potere mostri il suo delirio: Lama dice ogni giorno che vanno fucilati gli assenteisti. Ma questa verità del potere si nasconde dietro un piccolo schermo linguistico. Rompiamolo, e facciamo dire a Lama quello che pensa realmente. Ma la forza del potere sta nel parlare col potere della forza. Facciamo dire alle Prefetture che è giusto portare via la carne gratis dalle macellerie. Su questa strada, oltre la contro informazione, oltre Alice; la realtà trasforma il linguaggio. Il linguaggio può trasformare la realtà.

costruire le cellule d'azione mao dada

da A/traverso 1977

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quinto potere

 «Lei ha osato interferire con le primordiali forze della Natura, signor Beale, E io non lo ammetto!

È chiaro? Lei crede di aver fermato solo una trattativa di affari, e invece non è così. Gli arabi hanno portato miliardi di dollari fuori da questo paese e ora ce li devono riportare. È il flusso e riflusso,l’alta e bassa marea, il giusto equilibrio ecologico.

Lei, signor Beale, è un vecchio che pensa in termini di “nazioni” e di “popoli”… Non vi sono nazioni, non vi sono popoli; non vi sono russi, non vi sono arabi; non vi sono Terzi Mondi non c’è nessun Ovest. Esiste soltanto un Unico e Solo Sistema dei Sistemi: uno, vasto e immane. Interdipendente intrecciato, multivariato, multinazionale, dominio dei dollari: petroldollari, elettrodollari, multidollari, sterline, yen, deutchmark, rubli! È il Sistema Internazionale Valutario che determina la totalità della vita su questo pianeta. Questo è l'ordine delle cose, oggi.

Questa è l'atomica, sub–atomica e galattica struttura delle cose oggigiorno. E lei ha interferito con le primordiali forze della natura! E lei dovrà espiare. Capisce quello che le dico Signor Beale? Lei si mette sul suo piccolo teleschermo a 21 pollici e sbraita parlando d’ “America” e di “democrazia”…

Non esiste, l'America, non esiste la democrazia!! Esistono solo IBM, ITT, AT&T, DUPONT, DOW, Union Carbide, Exxon.… Sono queste le nazioni del mondo oggi. Di cosa crede che parlino i Russi nei loro consigli di Stato, di Carlo Marx? Tirano fuori i diagrammi di programmazione lineare, le teorie di decisione statistica, le possibili soluzioni i probabili prezzi e costi delle loro transazioni e dei loro investimenti… Proprio come noi. Non viviamo più in un mondo di nazioni e di ideologie. Il mondo è un insieme di corporazioni inesorabilmente regolato dalle immutabili spietate leggi del business. Il mondo è un business, Signor Beale! Lo è stato fin da quando l’uomo è uscito dal magma.

E i nostri figli vivranno per vedere questo mondo perfetto: una vasta, ecumenica, società finanziaria per la quale tutti gli uomini lavoreranno per creare un profitto comune, nella quale tutti avranno una partecipazione azionaria.

E ogni necessità sarà soddisfatta… ogni angoscia tranquillizzata… ogni noia superata.»

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dichiarazione di guerra

Anno di nostro signore Duemila e sette.

Milano, Italia, Pianeta Terra, Universo.

Il Comitato Centrale del Partito Inesistente (il CC del PI) riunito addì Undici Marzo, ad un anno esatto dalla battglia Yamasee, ha dichiarato GUERRA. La guerra si svolgerà secondo una concezione completamente nuova e ancora da definire.

Sarà combattuta nelle terre oscure dei nemici dell’umanità, nel sottosuolo ancora da conquistare, nelle acque sconosciute dei mari del Sud, tra le cime innevate delle grandi montagne, nei cieli azzurri delle speranze, sulle nere colline d’oltreoceano. Avrà una durata approssimativa di duecentoquarantatre anni, quattro mesi e ventisei giorni.

Tra quarantacinque anni già sappiamo che vedremo insorgere Talora, in Tanzania. La città verrà interamente occupata dall’esercito Maodada del generale Zut. Per tre mesi e nove giorni questa prima ed importante vittoria sarà festeggiata in tutto il mondo come la Prima Libera Comune africana. Cadrà sotto il fuoco nemico alle 22.35 del venti Giugno Duemila e Quarantasette. Non riveleremo altri particolari.

Fonti sicure ci informano che il generale Ludd si metterà in cammino l’undici novembre Duemila e cento per conquistare da solo la città di Cluj, in Transilvania, Romania. Non troverà anima viva nella metropoli. Si scoprirà successivamente che l’intera popolazione venne sterminata tre giorni prima del suo arrivo dalle polizie mandate da alcuni rappresentanti del Regno del Benessere, perché completamente isolati e incapaci – loro piccoli uomini e le loro forze armate – di fronteggiare un’insurrezione popolare sostenuta attivamente da più di cinque milioni di nativi e appoggiata dal generale Ludd.

Cinque milioni di morti. Ma non farà scalpore, sarà “normale”. Come oggi sono normali i massacri e le torture dei Marines americani (e degli eserciti dei nostri gloriosi paesi industrializzati)

Sappiamo che dopo questo fatto scoppieranno rivolte che dureranno diverse settimane in Africa, Europa e America Latina. Si (ri)costituiranno le Cellule d’Azione Surrealiste (con le iniziali maiuscole, riorganizzate e meglio radicate delle prime, che già tra una settimana e due giorni da oggi (undici marzo duemila e sette) inizieranno a moltiplicarsi nella città di Milano) che in più parti del globo giudicheranno i colpevoli del massacro di Cluj.

Per le televisioni del Regno del Benessere saranno pochi terroristi isolati dalla popolazione, e così, senza colpo ferire trecentosettantaquattro uomini e donne cadranno a terra, uccisi in nome di Dio. Novecentouno saranno imprigionati per venti lunghi anni. Il tre maggio Duemilacentodue finirà una fase, definita “di assestamento” e incomincerà la battaglia più lunga. Dopo novantacinque anni di piccole lotte circoscritte geograficamente (tranne quelle sopracitate) e di un lungo lavoro sotterraneo che sarà finalmente riuscito a creare le gambe per muoversi in avanti e i muscoli per colpire con maggior durezza ad un mostro che successivamente colpirà inesorabile ed instancabile i nemici dell’umanità.

Alle ore 3.44 della mattina del sei aprile Duemilacentonove incomincerà ufficialmente la seconda ed ultima fase della GUERRA, definita “fine della non-vita”. Dopo centoquarantuno anni di guerriglia organizzata, di azioni simultanee, di improvvisazioni dadaiste, di uso situazionista dell’arte, di inchiostro e byte colati a fiumi, di trasversalismo panico, di manifestazioni non violente difese con armi leggere, si sovversione creativista, di femminilizzazione generalizzata, di derive, di nomadismo schizoide, di deterritorializzazione e di riterritorializzazione, sotto un violento temporale estivo, l’otto agosto duemiladuecentocinquanta, il mondo esploderà. In ogni parte del globo le cellule d’azione surrealiste de/pre(n)deranno il potere, erigendo sopra di esso il monumento alla rivoluzione mondiale: un orologio distrutto.

PORTARE ALLO SCOPERTO LA DELIRANZA DEL POTERE!

COLPIRNE DUE O TRE PER NON EDUCARNE NESSUNO

COSTRUIRE OVUNQUE CELLULE D’AZIONE SURREALISTE

LA REALTA’ TRASFORMA IL LINGUAGGIO. IL LINGUAGGIO TRASFORMI LA REALTA’

PER IL DADAISMO INSURREZIONALE

IL PARTITO IMMAGINARIO

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