Justine…

«Questi sono sistemi assurdi che ti trascineranno prima o poi in un ospizio, figlia mia!» disse la Dubois aggrottando le sopracciglia. «Credimi, lascia perdere la giustizia celeste, i suoi castighi o le ricompense future; son cose fatte per esser dimenticate quando si lascia la scuola o si finisce per morir di fame se, una volta fuori di lì, si è così sciocchi da crederci ancora. La durezza dei ricchi rende legittima la ribalderia dei poveri, bambina mia; s'apra la loro borsa ai nostri bisogni, regni pure l'umanità nel loro cuore, e allora sì che le viri potranno stabilirsi nel nostro! Ma finché la nostra sventura, la nostra sopportazione, la nostra buonafede, la nostra servitù non faranno altro che raddoppiare le nostre catene, i nostri crimini saranno opera loro e noi saremmo proprio stupidi a non commetterli solo per attenuare un po' il giogo con cui ci opprimono. La natura ci ha fatti nascere tutti uguali, Sophie; se il destino si diverte a sconvolgere quel piano originario delle leggi generali, noi dobbiamo correggerne i capricci e riparare con la nostra scaltrezza alle usurpazioni dei più forti… divertente ascoltarli, i ricchi, i giudici, i magistrati, è divertente vederli predicare la virtù; è difficile, oh sì, proteggersi dal furto quando si possiede tre volte più di quanto serva per vivere; è proprio difficile non concepire mai l'assassinio quando si è circondati solo da adulatori o schiavi sottomessi; è enormemente arduo in verità essere temperanti e sobri quando si è ebbri di voluttà e circondati dai cibi più succulenti; e che fatica esser leali quando non si ha alcun interesse a mentire! Ma noi, Sophie, noi condannati dalla provvidenza barbara, che tu follemente hai elevato a tuo idolo, a strisciare sulla terra come il serpente nell'erba, noi visti con disprezzo perché poveri, noi umiliati perché deboli, noi che infine sulla faccia della terra raccogliamo solo fiele e spine, come vuoi che ci asteniamo dal crimine, l'unica mano che ci apra la porta della vita, ci mantenga, ci conservi o ci impedisca di perderla! Come vuoi che per noi eternamente sottomessi e umiliati, mentre una classe di gente spadroneggia ed ha per sé tutti i favori della fortuna, come vuoi che per noi ci sia solo pena, solo abbattimento e dolore, solo bisogno e lacrime, solo infamia e condanna! No, no Sophie, no! o quella provvidenza da te venerata merita il nostro disprezzo, o non sono queste le sue intenzioni… Conoscila meglio, Sophie, conoscila meglio e convinciti the, poiché essa ci mette in una situazione in cui il male diventa necessario per noi e nello stesso tempo ci offre la possibilità di esercitano, vuol dire che questo male serve alle sue leggi come il bene e che essa ricava tanto dall'uno quanto dall'altro. Lo stato in cui essa ci crea è l'uguaglianza; colui che lo turba non è più colpevole di colui che cerca di ristabilirlo, perché ambedue agiscono sulla base di impulsi ricevuti, ambedue devono seguirli, bendarsi gli occhi e rallegrarsene.»

This entry was posted in Letteratura. Bookmark the permalink.