Frammenti di memoria #15

Roma 12 Giugno 1979 – Interrogatorio di Lucio Castellano avanti al Giudice Istruttore 

L'Ufficio
contesta all'imputato che dalle indagini di Polizia Giudiziaria risulta che
egli concorse alla direzione politica della associazione denominata "Potere
Operaio", partecipando con altre persone alla organizzazione di tale associazione
diretta a promuovere l'insurrezione armata contro lo Stato, con conseguente
sovvertimento violento delle libere istituzioni repubblicane, per la conquista
violenta del potere da parte degli appartenenti alla associazione stessa. Il
programma insurrezionale venne proposto nel corso di numerosi dibattiti e congressi
dai massimi esponenti di Potere Operaio, che posero in evidenza la necessità
della militarizzazione del movimento, del passaggio alla clandestinità
delle avanguardie armate, e della costituzione del partito armato. Risulta altresì
dalle indagini di Polizia Giudiziaria che il Castellano faceva parte del direttivo
nazionale della predetta associazione, nonchè del direttivo centrale
romano e del direttivo "Cinecittà". Allo stesso direttivo romano appartenevano
Leoni Andrea, Morucci Valerio, Pace Lanfranco, Rosati Luigi ed altri che in
seguito sarebbero entrati a far parte di organizzazioni terroristiche variamente
denominate. Nel corso di una perquisizione eseguita dalla Polizia Giudiziaria
presso la sede di Potere Operaio di Via dell'Umiltà, fu sequestrato nella
bacheca situata all'ingresso un opuscolo delle Brigate Rosse. Da documenti sequestrati
presso l'abitazione di Pasquini Vittoria. anche essa appartenente all'esecutivo
nazionale di P.O., emerge che nel corso di riunioni dell'esecutivo nazionale
della suddetta associazione venne ribadita la necessità della lotta insurrezionale
e del "rafforzamento militare del movimento", affermando inoltre che i "servizi
d'ordine" dovevano essere interpretati come esercitazione in preparazione della
guerra civile. Si sostenne altresì nel corso delle predette riunioni,
che la guerriglia ha una funzione pedagogica e che l'esperienzia della guerriglia
urbana è valutata come mobilità di attacco, a partire dai quartieri
e dai bisogni proletari. Si discusse ancora della presa del potere, della metropoli
come base insurrezionale, della istituzione nei quartieri di organismi autonomi
sull'esempio dell'IRA, e di basi rosse. Si parlò infine di un fronte
popolare come prima tappa verso la "distruzione dello stato" e di lotta armata
che doveva essere legata alla "guerra di lunga durata". Da un documento sequestrato
in data 14/5/1977 risulta che Oreste Scalzone collaboratore della rivista
Metropoli, rivolgendosi ai compagni Maesano, Pirri, Zagato, Leoni, Castellano
ed altri, affermava di voler riprendere l'attività del Collettivo politico
di lavoro teorico, iniziata nel luglio del 1976 sulla base di una bozza pubblicata
in "Senza tregua" numero del luglio 1976 con il titolo "Realismo della politica
rivoluzionaria" e ricordava alle predette persone che le discussioni avute all'inizio
del dicembre 1976 avevano una scaletta del seguente tenore: 1) il processo di
riforma dello Stato; 2) crisi e ristrutturazione capitalistica; 3) nuova socialdemocrazia
autoritaria; rappresentanza, crisi della rappresentanza; 4) risultati della
azione politica; una figura unitaria massificata é "l'operaio sociale";
5) teoria dei bisogni emergenti. Critica del valore. Il processo rivoluzionario;
6) la transizione. L'iniziativa rivoluzionaria; 7) potere e produzione al centro
dell'ipotesi di rivoluzione politica. "Programma minimo" come linea di massa
per la fase rivoluzionaria. Programma minimo – istituti di potere – guerra rivoluzionaria.
8) la fase – centralità strategica della questione della rivoluzione,
centralità tattica della costituzione di elementi organizzativi e sociali
del movimento rivoluzionario; 8-1) critica della linea della radicalizzazione
rivendicativa – la questione della trasformazione dell'area estremista in area
rivoluzionaria; 9) alcuni elementi generali di dibattito sulla teoria dell'organizzazione
– organizzazione, programma, istituti di potere, guerra civile, rivoluzione
politica, estinzione dello Stato. La riunione nella quale furono dibattuti i
predetti temi e a cui avrebbe partecipato Castellano, avvenne il 9/1/1977 a
Milano. La maggior parte degli argomenti sopra rappresentati sono stati in seguito
recepiti nelle risoluzioni della direzione strategica delle BR, in particolare
nella risoluzione n. 2 sull'organizzazione, documento interno, nella risoluzione
del febbraio 1978 e in quella del marzo 1979. Per quanto concerne la partecipazione
alla redazione della rivista Metropoli ed al complemento Pre-print, risulta
che alla predetta rivista collaborarono tra l'altro Oreste Scalzone, Franco
Piperno, Lauso Zagato, Lanfranco Pace, incriminati come organizzatori di associazioni
sovversive e bande armate, variamente denominate. Alla stessa rivista avrebbero
collaborato, in base alle risultanze processuali, Morucci Valerio e Faranda
Adriana, appartenenti alle forze "regolari" delle BR, mentre contemporaneamente
organizzavano e partecipavano ad azioni terroristiche.

A questo
punto l'imputato dichiara di voler fare la seguente dichiarazione:

Dr. Gallucci, la sola grande
forza della sua istruttoria sta nel fatto che chiunque preferirà darle
una qualche credibilità piuttosto che ammettere che è possibile
oggi in questo paese istruire un processo del tipo che Lei sta costruendo. E
non è semplice per nessuno convincersi delle ragioni che spingono un
alto Magistrato della Repubblica, con abbondanza di organizzazioni che firmano
le loro iniziative, distribuiscono i loro fogli di propaganda ed ampiamente
si fanno carico della rete esistente di azioni armate, a concentrare la sua
attenzione sull'unica organizzazione di cui nessuno sa nulla, che non esiste
e non è mai esistita. Due sono le grandi differenze che corrono tra le
organizzazioni esistenti e questa inesistente della cui costituzione ci imputa.
La prima, che non pare averla colpita eccessivamente, è che, appunto,
le une esistono e le altre no. La seconda, che al contrario l'ha affascinata
da subito e convinto alla caccia, è che i partecipanti alle prime in
buona parte non li conosce o non sa dove trovarli, mentre quelli che farebbero
capo alla seconda sono, per cosi dire, "a disposizione", dormono nelle loro
case e, quando non possono evitarlo, lavorano. Io mi sono sentito molto sciocco,
come comunista, quando sono stato arrestato sotto la sede del giornale. Ho pensato
che avrei dovuto prevederlo e stare più attento. Poi ho letto il mandato
di cattura ed ho capito che Lei non è prevedibile, Dr. Gallucci, perché
si muove in un tempo ed in uno spazio che non sono i nostri. Io adesso sto dentro
e Lei sta fuori, ma non è questo il punto: se mi fossi aspettato il suo
attacco, se fossi stato capace di comprenderla, sarei riuscito a scappare. Ma
sono felice di abitare in un paese dove le cose che Lei fa sono inconcepibili;
sono felice di avere un'idea dell'Italia e dei rapporti di forza che vi vigono
che mi impedisce di comprenderla, e di essere "preparato". Una sola ragione
Le riconosco, quella della forza, ed una sola forza, quella di avere le chiavi
del posto dove sono rinchiuso: non è poco, ma nemmeno molto. Lei mi imputa,
insieme a Lanfranco Pace e Paolo Virno, di avere costituito una "associazione
eversiva", dal nome sconosciuto "costituita in più bande armate variamente
denominate", destinata a "centralizzare" il "movimento" per una serie di scopi
terribili che Lei puntigliosamente enumera.

Gli indizi da cui desume
tutta questa roba sono:

1) dichiarazione agli
atti e indagini di polizia, che vertono essenzialmente su P.O. e poco aggiungono
alle successive fonti di indizio;

2) il fatto che io, Virno
e Pace avremmo fatto parte del "direttivo centrale di P. O., prima associazione
diretta a sovvertire violentemente gli ordinamenti costituiti";

3) il fatto che Pace
era il più influente di noi e poteva addirittura frequentare convegni
nazionali;

4) il fatto che abbiamo
collaborato alle riviste Pre-print e Metropoli.

Per quanto riguarda P.O.
stendiamo un velo pietoso: o Lei si decide senza infingimenti a processare e
condannare questa esperienza per tutte le ragioni che enumera e altre che vorrà
trovare, oppure la mia partecipazione, nota e rivendicata, ad esso è
indizio di nulla. Veniamo al fatto ghiotto: in merito al punto 4) Lei trae indizi
da 3 ordini di motivi: a) perché alla redazione di Pre-print e Metropoli
avrebbero partecipato Valerio Morucci ed Adriana Faranda, e perché ad
essi avrebbe portato aiuto Piperno; b) per il contenuto in generale delle riviste;
c) per il contenuto in particolare dell'articolo "Prima pagano, meglio è"
di Franco Piperno, e per aver pubblicato il volantino BR su Piazza Nicosia.
Riguardo al primo problema, c'è da dire che Valerio Morucci ed Adriana
Faranda non hanno in alcun modo partecipato alla redazione di Pre-print e Metropoli,
nè hanno ad essa collaborato; nè vi è peraltro alcunchè
nella rivista che ad una loro collaborazione rimandi o che questa faccia supporre.
E questo per nessun'altra ragione che il fatto che questa eventualità
non fu mai prospettata. I giornali hanno riportato che la Conforto avrebbe detto
che Piperno li avrebbe presentati a lei nella veste di redattori. Se Piperno
li abbia presentati o meno, non è cosa che riguardi la mia responsabilità;
che partecipassero alla redazione non è vero, è cosa che non può
trovare alcun riscontro obiettivo. A domanda del P.M. se conosca la Conforto
Giuliana: l'ho vista un paio di anni orsono in un piano-bar che si chiama Plinio
in Via dell'Oca; c'erano anche altre persone e la donna mi fu presentata dal
Piperno. Proseguendo poi nelle mie dichiarazioni, aggiungo: del contenuto del
giornale ho serie resistenze a parlare con Lei. So perfettamente che i reati
di cui ci imputa sono di carattere organizzativo e non ideologico. Ma il fatto
che Lei tragga i suoi indizi di complotto da una pubblicazione tirata in 50.000
copie, destinata cioè ad un pubblico nè militante nè "complottardo",
piuttosto che da un qualche "bollettino interno", tirato al ciclostile, rende
sospettoso anche me, che sono d'animo fiducioso. Peraltro, la disinvoltura con
la quale Lei ed il Suo collega Calogero hanno accomunato le posizioni ideologiche
di Negri, Scalzone e Piperno, già variegate tra di loro, a quelle delle
BR, mi esime dall'insistere sulla natura non programmatica, di dibattito ed
approfondimento tematico delle riviste in questione, e sul fatto che in esse
trova spazio un arco largo di orientamenti politici. Resta un punto, ed è
che in nessun modo il loro contenuto come il loro linguaggio, in generale come
in ogni singolo articolo, rimandano a rapporti organizzativi di qualsiasi forma
con alcuna delle esperienze organizzative che sul terreno della lotta armata
si contendono la egemonia sul movimento, nè tali rapporti suppongono
e/o contemplano. Di ciò i testimoni sarebbero piu numerosi se un Suo
collega, a me ignoto, non avesse tempestivamente provveduto a sequestrare Metropoli.
Lei trae indizi contro di me dal fatto che abbiamo pubblicato il comunicato
BR di Piazza Nicosia. Sostiene che lo avremmo fatto per rispondere alla necessità
"di una rapida diffusione di notizie utili al movimento rivoluzionario". In
generale, che un mensile si ponga il problema della rapida diffusione delle
notizie è cosa ridicola. Nel caso particolare, Piazza Nicosia era passata
da oltre un mese. Noi ne volevamo parlare come di una tappa, di indubbia rilevanza,
della strategia BR. Abbiamo riportato il volantino perchè non ci siamo
sentiti di riportare la nostra opinione sottraendo al giudizio del pubblico
quella dei maggiori protagonisti, come unanimemente ha fatto, con l'eccezione
di Vita-Sera, la grande stampa. L'unica "rapida diffusione" è avvenuta
tramite Vita-Sera: è un indizio contro i redattori di quel giornale?
Le ragioni di chi ha costruito un "fatto" ne fanno parte, e sono importanti
per la sua comprensione; sottrarle al giudizio è meschineria, giornalismo
di regime. Se la stampa si fosse comportata secondo le sue norme abituali, dottor
Gallucci, Lei oggi avrebbe un indizio di meno. Ci ostiniamo a ritenere che questa
nostra scelta sia legittima, in questo Paese, nonostante Lei. Lei infine trae
indizi contro di me dal fatto che nell'articolo "Prima pagano, meglio è"
sarebbero "elencati nomi di persone da eliminare", e dal fatto che alcuni di
questi nomi sarebbero anche stati trovati a casa di Morucci, a ulteriore riprova
dei rapporti associativi esistenti. Il punto è che l'articolo di Piperno
si rivolge non al movimento di lotta e alle organizzazioni guerrigliere, ma
alle istituzioni di questa Repubblica e sostiene che i responsabili dell'inchiesta
del 7 aprile devono pagare, in termini politici e giudiziari, perchè
responsabili di un abuso grave che non può restare impunito. Devono pagare
perché, sono portatori di una cultura militarista capace di radicamento
ed estensione, perchè hanno un senso dello Stato che si addice più
ad un Amin Dada che ha dimostrato che deve fare i conti con una società
articolata e ricca, attraversata da un profondo movimento di rinnovamento. Devono
pagare perchè stanno cercando ottusamente di chiudere ogni possibile
mediazione tra le istituzioni e "il nuovo" che potentemente è emerso
nella società, tutti assorti nel loro belluino ed impotente grido di
guerra "spezzeremo le reni alla Grecia." Considerare la storia politica di questi
anni alla stregua di un complotto non è una svista giudiziaria, è
il punto di vista politico di chi vuole affrontare "manu militari" il sommovimento
profondo che ha modificato gli equilibri del paese. Un sommovimento che non
è fatto, poveramente, dell'emergere di aspettative e domande che non
trovano risposta, ma che è modifica dei rapporti di forza e della distribuzione
del potere tra strati e ruoli sociali. Di fronte ad esso il sistema dei partiti
è stato cieco e sordo: le alternative oggi sono la riapertura del sistema
politico o uno scontro feroce che non ammette soluzioni. L'articolo era per
la prima soluzione. Per questo articolo il giornale è stato sequestrato.
Da questo articolo Lei trae indizi contro di me. Quanto a me posso solo sottoscriverlo.
Per concludere, Dr. Gallucci, Lei mi accusa di far parte di una associazione
segreta che ha per scopo la presa del potere e per strumento il terrorismo.
I suoi indizi sono fragili, forte è solo la protervia con cui li maneggia.
Ma c'è un problema più a fondo. Solo un democristiano può
pensare seriamente che un complotto serva per conquistare il potere, e solo
una cultura militarista, come è la Sua, non la mia, può ritenere
il terrorismo strumento per una modificazione sociale. Per me esso è
piuttosto la spia di una modificazione già avvenuta dentro lo statuto
di potere di una società e la misura della resistenza che impone al sistema
istituzionale a prenderne atto. Misura l'indebolimento dei ruoli di potere istituzionalmente
definiti ed il crescerne di nuovi dentro un allargamento complessivo delle forme
della cooperazione e comunicazione sociali cui le istituzioni non sanno tener
dietro e che inchiodano nella forma della guerra. Questo processo di profondo
mutamento, di cui il terrorismo non è certo la manifestazione centrale,
e che attraversa la nostra società in tutte le sue articolazioni, ha
turbato in vari modi la Sua vita: soprattutto, ha reso il potere di cui dispone
più leggero di quanto pensasse perchè si è scontrato con
cose che Le sono apparse misteriose. Ha deciso che bisognava "mettere ordine".
S'è accorto che non bastava un processo ed ha costruito una grande operazione
culturale sorretta dalla forza delle armi: come un colonizzatore che deve imporre
la sua lingua. Perchè questo è il senso della sua operazione.
Perchè non ha spiccato contro di me un mandato semplice e plausibile
con su scritto che qualcuno le aveva detto che stavo da qualche parte, che avevo
certi contatti, che avevo fatto delle cose? Perché ha avuto bisogno di
andarsi a cercare una organizzazione nuova e segreta che "centralizzasse" tutto?
Il fatto è che solo marginalmente Lei è interessato al fatto se
io sia un terrorista o meno. Ciò che le preme soprattutto è ridurre
il movimento di questi anni, nelle sue diverse forme di espressione, a qualcosa
che Lei possa comprendere con il suo linguaggio, cioè ad un complotto.
E' per questo che ci deve essere un "cervello centrale", un "governo ombra".
Non solo; perché Lei possa "comprenderlo" a pieno, perché sia
credibile ai suoi occhi, questo "governo" deve essersi formato nelle università,
ruotare attorno ad alcuni docenti, essere una "classe dirigente" nel senso che
Lei intende. Di più ancora: perchè davvero questi "dirigenti"
possano far parte, anche se della banda dei cattivi, della grande famiglia dei
"potenti della terra", deve essere gente doppia, che dice una cosa e ne fa un'altra,
devono in qualche modo essere caratterialmente, oltre che socialmente, simili
ai suoi amici. Comprendere il terrorismo per Lei vuol dire costruirne un'immagine
che sia il più possibile simile al mondo che conosce, fare una serie
di potentati e correnti unite gerarchicamente e dirette dai "professori". Io
so che in questo allargamento che c'è stato degli spazi di potere un
gran numero di persone si agita in modo disordinato, senza chiarezza d'idee
e senza scopi unanimi, facendo le cose più diverse e, ogni tanto, la
guerra, rimescolando ruoli e gerarchie consolidate, rischiando e pagando di
persona nella libertà nuova che si sono conquistati. Lei è convinto
che il mondo sia fatto di padroni e servitori, e che quest'ultimi raramente
possano fare danni di rilievo: è convinto che la questione del potere
stia sempre nei termini shakespeariani della guerra tra consanguinei. Queste
cose di cui mi imputa fanno parte della Sua cultura, non della mia. Nego di
aver costituito l'organizzazione di cui Lei parla non per paura di Lei, Dr.
Gallucci ma perchè avrei paura di quella organizzazione. L'immagine che
cerca di imporre di noi mi è odiosa. Non ci sbatte in galera come sovversivi
o terroristi, ma "come dirigenti" di sovversivi e terroristi, con lo stesso
ammiccamento complice e severo con cui accompagnerebbe Suo figlio in collegio.
Non faccio parte della Sua famiglia.

 

La
difesa a questo punto eccepisce la nullità del mandato di cattura per
estrema genericità degli addebiti sia in ordine alla funzione di costitutore
ed organizzatore dell'imputato sia in ordine all'identificazione degli altri
partecipi della banda stessa. Chiede pertanto la scarcerazione dell'imputato
per assoluta mancanza di indizi in ordine ai reati contestatigli. Chiede inoltre
che l'Ufficio voglia precisare il reato addebitato al Castellano nel mandato
di cattura. L'Ufficio si riserva sulle eccezioni di nullità e sulla istanza
di scarcerazione. Dà atto che come leggesi in mandato di cattura l'imputazione
contestata e del delitto di banda armata, prima parte, cioè nella forma
della organizzazione, della costituzione e della promozione.

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