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http://www.youtube.com/watch?v=f5-_UKY5s1M
Questo articolo é di qualche giorno fa.
340 euro in più ai consiglieri regionali
Così la retribuzione arriva a sfiorare
i 13 mila euro al mese. «È l'80% di quella dei parlamentari». I Verdi:
li destineremo a un fondo
L'adeguamento è un aumento secco di 340 euro al mese. Due conti:
fanno 4.080 euro in più all'anno sul conto in banca di ogni consigliere
regionale. È quanto si può permettere all'anno una famiglia media per
spese extra (dati Camera di Commercio). Nel bilancio preventivo 2007
della Camera dei deputati è infatti spuntato «l'adeguamento
dell'indennità a quello dei giudici Presidenti di sezione della
Cassazione ». E dal momento che gli eletti del Pirellone percepiscono
per legge l'81% dei parlamentari, il ritocco gonfia a cascata le buste
paga degli 80 eletti in Regione (81 con il governatore). «Solita
demagogia. È sempre colpa dei giudici», sorride un consigliere, che
concede la battuta ma tiene all'anonimato. Ironia fuori luogo, sbottano
severi i Verdi Carlo Monguzzi e Marcello Saponaro: «L'aumento si
aggiunge a uno stipendio che andrebbe ridotto, come tutti i costi della
politica».
Il motivo, semplice, «è scandaloso in un momento in
cui i cittadini vengono colpiti da nuovi rincari» e «una famiglia su 5
non arriva a fine mese». Dunque? «Abbiamo presentato un progetto di
legge che impegna i consiglieri a destinare l'aumento a un Fondo di
Solidarietà». Fotografia del Pirellone: lo stipendio di un consigliere
(fino a ieri) era di 12.555 euro al mese. Le sedute dell'assemblea, nel
2006, sono state 34 per 157 ore di lavoro complessivo. Dunque, aumento
giustificato o no? «Com'è noto abbiamo il compenso parametrato a quello
dei deputati», risponde l'assessore Giancarlo Abelli (FI). Ma i Verdi
dicono… «È un'iniziativa demagogica. I costi della politica sono
altri!». Massimo Corsaro, coordinatore di An, propone invece «di
bloccare l'automatismo degli aumenti. Ma senza fare demagogia».
Senza demagogia, «questo ritocco all'insù non è
comunque capito dai cittadini», riflette l'assessore leghista Massimo
Zanello. Insomma, «non era necessario. Ma il problema non è il
compenso, è meritarselo». Anche il capogruppo Ds Giuseppe Benigni e
Maria Grazia Fabrizio della Margherita pensano che «ogni automatismo
vada interrotto finché non si definiscano nuove regole». Intanto, il
primo scriverà all'ufficio di presidenza per ottenere il «congelamento
dei compensi ». Mentre la seconda denuncia ciò che trova «sconvolgente
», l'assenteismo. In certe commissioni, ecco, «ci sono 3 consiglieri su
30». Anche senza demagogia.
Il Corriere
Il ministro della Pubblica Istruzione Malfatti il 3 dicembre '76 emana una circolare che vieta agli studenti di fare piú esami nella stessa materia, smantellando di fatto la liberalizzazione dei piani di studio in vigore dal '68. Questa iniziativa viene immediatamente intesa dagli studenti universitari come la prima mossa in vista di altri e ben piú gravi provvedimenti di controriforma. Il senato accademico di Palermo decide di applicare immediatamente la circolare provocando la reazione degli studenti che danno il via all'occupazione dell'ateneo. Continue reading
E’ passato anche il Natale…
Una “festa” che doveva unire tutti, ricchi e
poveri, padroni e sfruttati, chi non ha mai fatto sacrifici e chi ha sacrificato
tutta la sua vita.
E’ stato un Natale di sacrifici per i proletari e di
arrogante ostentazione del lusso per i borghesi.
Anche il 1976 se ne va…i
borghesi si preparano ad inaugurare, con il Capodanno ’77, un anno di sacrifici
per i proletari.
Ma…
I GIOVANI RIFIUTANO I SACRIFICI!!
Vorrebbero relegarci nei ghetti che ci hanno costruito, fra le grige mura di
una casa a vivere la nostra disperazione individualmente, a passare una notte
secondo i modelli di “divertimento” che vogliono imporci e a sentirci
paurosamente soli con l’unica speranza che l’anno nuovo sia “migliore”.
Ma
noi sappiamo che la speranza va riconquistata giorno per giorno,
collettivamente.
Vogliamo riprenderci tutto quello che ci hanno negato,
vogliamo riprenderci la vita, gli spazi per stare insieme, la natura, la terra,
il mare, il cielo e i mille dì che verranno!!
NON RESTEREMO NELLE NOSTRE “RISERVE”!!
Questa volta il Capodanno sarà una notte di festa e di guerra!!
DI FESTA:
perché abbiamo bisogno di stare assieme, di sentire il nostro calore, di trovare
collettivamente la voglia di lottare per cambiare noi stessi e il mondo, per
vincere la disperazione e organizzare il sogno.
DI GUERRA: perché non siamo
disposti a sacrificare la nostra vita, la nostra fantasia, per i padroni. E
vogliamo urlarlo nei loro cervelli, con tutta la nostra disperazione, con tutta
la nostra gioia di vivere!
I tam-tam dei circoli giovanili chiamano a raccolta tutte le tribù dei
giovani, emarginati, disoccupati, apprendisti, “drogati”, militanti e militanti,
i vecchi e i bambini, gli animali per la festa della nuova luna!
TUTTI A PIAZZA FARNESE IL 31 DICEMBRE
PORTIAMO TUTTI I COLORI DELLA NOSTRA FANTASIA E DELLA NOSTRA RABBIA,
DELLA NOSTRA CREATIVITA’!
E ANCHE VERNICI, PENNELLI, STRUMENTI MUSICALI,
TORCE, PANETTONI, SPUMANTI, E…
Roma, 30 Dicembre 1976
Cip via dei Latini 80
C'è mozione
e/mozione.
Il potere non è
solo dove si
prendono
decisioni orrende
ma dovunque il
discorso
rimuove il corpo la
rabbia
l'urlo il gesto di
vivere.
Il linguaggio
delle assemblee ordinate dove
l'ordine
del discorso
riproduce
l'ordine (per rispettarlo)
delle cose.
Dicono i grigi cadaveri
della politica-cultura-egemonia:
il pericolo della
DISGREGAZIONE.
Disgregazione è la
vita
che esce dalle
ordinate
catene della
famiglia
del lavoro del tempo
destinato alla
fabbrica.
Quello che qui
esplode
è la ricchezza
compressa
di forze sociali
nuove
che nella forma
stessa
della loro esistenza
rompono l'ordine
orrendo
del ciclo
prestazione/
riproduzione del
corpo/
prestazione valore
Quello che qui
esplode
è la
sessualità-gesto-segno
che interrompe il
linguaggio
codificato, chiuso,
nella catena di
montaggio-
comprensibilità.
Il percorso
complesso
del soggetto in
liberazione
passa altrove, non
dentro
al ciclo
comprensibile
delle
mozioni-assemblee.
Il desiderio si fa
qui movimento.
Per questo si è già
oltre
il '68. Non vedi
qui gli studenti ma
vedi
il soggetto che
passa
a/traverso gli ordini
dati
e separati: fabbrica scuola
cultura.
IL DELITTO PAGA.
Disgregazione, proletariato che
incarna
nella propria
esistenza
il rifiuto di ogni
innocenza:
lavoro-salario
lavoro-salario-lavoro
sempre ancora
lavoro?
(1977)
(…)
Il recupero di una consapevolezza storica del passato comporta
una miscela difficile da equilibrare tra conoscenza critica e
continuismo: non a caso proprio il movimento del '77, per molti
versi il piu' paragonabile con la realta' dei centri sociali,
aveva teorizzato il rifiuto del rapporto con il passato, con una
percezione del tempo che si basava sulla distruzione della linearita'
e del continuum passato- presente-futuro.
(…)
"il filo rosso della memoria", frase culto degli
anni '60 e dei primi '70, é agli antipodi della cultura
di gran parte del movimento del '77 che operava invece proprio
la definitiva laverazione del "caro filo rosso della memoria",
non riconoscendo piu' ne' padri, ne' fratelli maggiori, ne' tradizioni,
ne' esperienze comuni, frantumando definitivamente le modalita'
dell'agire politico, gli album di famiglia, gli orgogliosi sensi
di appartenenza, lasciando una piccola parte di inguaribili nostalgici
a dibattersi con tradizioni, memorie, alberi genealogici (…).
(MARCO GRISPIGNI – SULLA SOGLIA DEL NOMADISMO in COMUNITA' VIRTUALI
I CENTRI SOCIALI IN ITALIA – MANIFESTO LIBRI 1994).
Tesi per la liberazione dal lavoro
1) L'ideologia del lavoro
è lo stratagemma con cui la società repressiva riesce a ritardare il trapasso
generalizzato già ora possibile ad una società senza classi e libera dalla schiavitù
del lavoro.
2) Il mercato mondiale nella
sua ultima fase: lo scambio dei prodotti materiali sussiste solo come forma
economica in via di superamento; la forma più evoluta ed ormai realizzata su
scala planetaria è lo scambio di merci ideologiche.
3) Le ideologie, fondamento
dell'attuale ricchezza delle nazioni, sono le merci nella loro moderna versione:
il loro valore è dato dal tempo di consenso che riescono a garantire. Esse sono
la forma in cui si manifesta il capitale ed è attraverso esse che si esercita
il potere.
4) L'ideologia scambiata
tra gli stati, quelli comunisti non esclusi, viene poi distribuita al minuto
al proletariato per essere consumata. Viene imposta sotto forma di legge naturale:
il lavoro come maledizione continua e la produzione come necessità ineluttabile.
5) La logica del lavoro contiene
però le condizioni per il suo totale superamento. Il capitale potrebbe oggi
ridurre il tempo di lavoro della metà: le forze sedicenti rivoluzionarie includono
nei loro obiettivi la riduzione progressiva del tempo di lavoro poiché rappresentano
il dissenso concesso
6) La produzione imposta
di merci materiali ed il consumo imposto di merci ideologiche si identificano
e il salariato occupa le sue 24 ore alternativamente nell'una o nell'altra forma.
La giornata lavorativa è ormai di 24 ore: vita produttiva e vita quotidiana
coincidono ormai per la loro miseria.
7) Nessuna forma di lavoro
salariato; sebbene l'una possa eliminare gli inconvenienti dell'altra, può eliminare
gli inconvenienti del lavoro salariato stesso. Perciò è indispensabile che il
pensiero si armi nelle strade.
8) Nella rivolta proletaria
di Reggio Calabria, come prima di Casetta e Battipaglia, ciò è avvenuto. Il
proletariato si è costituito in teppa per lanciare la sua sfida cosciente all'incoscienza
dell'ordine costituito. La solitudine del proletariato ed il volto osceno e
ghignante delle sue insurrezioni lasciano costernati i suoi oppressori ed i
suoi falsi protettori.
9) Gli amici napoletani di
Agostino ed i devastatori calabresi hanno chiarito, per l'ultima volta, che
la nuova lotta spontanea comincia sotto l'aspetto criminale e che si lancia
nella distruzione delle macchine del consumo permesso.
10) Oggi a Reggio i motivi
di rivolta sono definiti «futili». Infatti il proletariato non ha particolari
motivi per ribellarsi poiché li ha tutti; non ha richieste particolari da rivolgere
al potere poiché il suo obiettivo è la distruzione di ogni potere che non sia
quello esercitato dai consigli proletari.
11) I Consigli Proletari
non chiederanno nulla di meno della distruzione di questa società, dell'abolizione
del lavoro, dell'eliminazione violenta di ogni istituzione separata (scuole,
fabbriche, prigioni, chiese; partiti, etc.) poiché esisterà il potere decisionale
di ciascuno nel potere unitario ed assoluto dei Consigli.
12) I Consigli Proletari
non saranno nient'altro che l'inizio della costruzione da parte di tutti della
vita libera e felice oggi relegata nei desideri e nei sogni prodotti dall'infelicità
dell'attuale sopravvivenza.
13) Proletari coscienti,
che la maledizione del lavoro sia maledetta, che l'ineluttabilità della produzione
diventi il suo lutto.
Questo testo è stato distribuito
dall’organizzazione consiliare nell’Ottobre del 1970; tratto da <<Acheronte>>
14/11 1970 Torino.