Il
quotidiano del Pci affronta la contestazione del ‘77 alla maniera del
“Corriere” di Spadolini. E’ la conseguenza del passaggio del Pci
nell’area governativa. Anche se privo di incarichi ministeriali, il partito di
Berlinguer si accolla la responsabilità di tenere a freno l’antagonismo
sociale. E’ un ruolo che sono in molti a contestargli. Scrivono i giovani del
Movimento, rivolgendosi al dirigente comunista Ugo Pecchioli (Pekkioli per gli
autonomi), che li aveva duramente criticati per gli scontri di Piazza
Indipendenza:
Le
foto dei giornali, i mitra sventagliati contro la folla, i calci addosso allo
studente ferito, le pistole puntategli addosso mentre era a terra (molti
affermano che hanno continuato a sparare a bruciapelo), i pestaggi contro i
testimoni, parlano un linguaggio comprensibile a tutti, che le vostre calunnie
non riescono a cancellare. Nel comunicato della federazione romana del Pci
parlate di applicare “rigorosamente la leggere e non avete neanche il coraggio
di dire che si tratta della legge Reale. Dopoché avrete senz’altro la palma
di campioni della democrazia, dato che questa democrazia coincide proprio con la
legge Reale e con tutte le altre misure speciali, liberticide, criminalizzanti
che l’esecutivo intende adottare in regime di compromesso (…). Tutte le
nostre lotte sull’autodeterminazione, sulla casa, negli ospedali, tra i
giovani, le donne, gli studenti, che hanno puntualmente risposto ai bisogni
politici e di vita dei lavoratori, stanno a confermarlo, nonostante le vostre
calunnie. Vedi piuttosto te, Senatore, di non fare la fine dei Bilak e degli
Hindra, membri filosovietici della direzione del Pc cecoslovacco, che nel ‘68
applaudivano all’intervento dei carri armati e alle purghe mentre il popolo
era in piazza e i Dubchek e gli Svoboda in galera. La storia si ripeterà sotto
forma di farsa?
Il 10
febbraio il giornalista Duccio Trombadori, che aveva duramente criticato gli
studenti dalle pagine de “l’Unità”, viene riconosciuto e “processato”
davanti a migliaia di giovani e decine di suoi colleghi nel corso di
un’assemblea. Altro che clima sereno. Il Pci e i giovani del Movimento sono
ormai ai ferri corti.
L’atteggiamento
del Pci e del suo organo ufficiale mette in difficoltà anche la stessa Fgci,
impegnata nella battaglia contro la riforma Malfatti. La proposta dei giovani
comunisti viene bocciata dal Movimento, perché – si legge in un documento della
Commissione Riforma Di Lettere e Filosofia della Sapienza – si basa sul
“decentramento” e sulla “autonomia” degli atenei, indispensabili per la
penetrazione dei comunisti negli organi dello Stato. “Con l’accettazione
delle compatibilità del mercato del lavoro – continua il documento – il
progetto di riforma del Pci accetta il sistema di produzione e trasmissione del
sapere basato sulla divisione fra lavoro intellettuale e lavoro manuale” e non
tiene affatto nel dovuto conto le migliaia di giovani “che continuano, in modo
o nell’altro, ad essere esclusi dalla ‘cultura’ e relegati nel ghetto del
consumo della sottocultura. La sostanza dei due progetti dunque – concludono gli
studenti del Movimento – in fondo rimane la stessa: riqualificazione,
efficienza, rigore e, soprattutto, ordine (…), ma gli studenti, si sa, hanno
una pericolosa tendenza ad essere disordinati”.
Tra
le due parti non si svilupperà alcun confronto, seppure duro, su queste
tematiche, bensì uno scontro, questo sì molto duro, anzi durissimo, sul piano
politico.
(ANNI 70…. )