La decisione di impedire la prima alla scala


La decisione di "impedire" la prima della Scala
era stata presa durante l'happening alla Statale e AO e l'MLS,
loro malgrado, non potevano tirarsi indietro se non altro per
matrice genetica. Ma il percorso e la piattaforma scelta dai Circoli
erano troppo densi di incognite per poter essere controllati e
accettati da queste dirigenze. Cosi' all'ultimo momento ci saranno
due cortei. Uno dei Circoli (pochissimi) che fanno riferimento
a queste organizzazioni, l'altro dei veri e propri Circoli del
Proletariato Giovanile con l'appoggio parziale di alcuni settori
di LC. Come é noto lo scontro con la polizia sara' violentissimo.
I giovani dei Circoli – lasciati soli anche dai mitici "servizi
d'ordine
" dei "gruppi storici" – rimarranno
imbottigliati in via Carducci aggrediti nella coda del corteo e
impossibilitati a proseguire davanti a un muro di migliaia di
poliziotti e carabinieri. Pagheranno un prezzo altissimo, 250
fermati, 30 arrestati, decine di feriti e due ragazze semibruciate
da un errato lancio di molotov.


Nonostante la solidarieta' espressa in tutti i quartieri, nonostante
la convinzione e la determinazione a proseguire, si puo' dire
che il movimento dei Circoli non si riprendera' mai piu' dalla
"sconfitta" della Scala o sara' comunque costretto
a cambiare pelle e percorso. I territori dei Circoli verranno
invasi dai militanti della lotta armata alla ricerca di nuove
leve. L'autonomia organizzata sara' a sua volta costretta a reggere
il confronto con questa contraddizione scegliendo di alzare continuamente
il "tiro" della propria azione territoriale.

Il contropotere territoriale diventera' presto il paradigma
degli uni e degli altri. In questo senso si puo' affermare che
un movimento del '77 (sul tipo di quello di Bologna)
a Milano
non é mai esistito e che mentre quello esplodeva in tutta
Italia, nei territori metropolitani lombardi si consumava la drammatica
scelta tra la clandestinizzazione della vita quotidiana,
il bisogno-progetto
di continuare a costruire spazi sociali di liberazione
radicale e la forza tragica del diffondersi del "grande
drago
" dell'eroina.


Ad aumentare il disagio e la diffidenza dei Circoli contribuira'
il drammatico scontro di Via De Amicis del 1977. Il giorno della
morte dell'agente Custra' i Circoli si convinceranno che vi sono
dentro i cortei forze che si muovono clandestinamente usando quegli
spazi collettivi di azione politica per imporre egemonia attraverso
l'uso delle armi.


Sul finire del '77 i Circoli parteciperanno al grande meeting
di Bologna che sembrava preludere a una organizzazione nazionale
delle varie situazioni autonome. Come noto non sara' cosi' e mentre
un intero ceto politico si scontra per linee interne, i soggetti
reali del '77 saranno tutti nelle strade e nelle piazze della
citta' a ballare, comunicare, divertirsi, trascurando le beghe
di coloro che vorrebbero prendere la direzione delle loro vite
e delle loro esperienze.


(…)


si sentono spinti a intervenire ai sabati all'Alfa Romeo contro
il lavoro straordinario, ma provano disagio, sono troppo distanti
dal problema, il loro universo é il precariato, il lavoro
nero, la piccola impresa, la loro condizione materiale é
gia' tutta inserita nei processi che domineranno gli anni '80:
la "centralita' operaia" non l'hanno mai vissuta.


(…)


(PRIMO MORONI – ORIGINE DEI CENTRI SOCIALI AUTOGESTITI A MILANO
APPUNTI PER UNA STORIA POSSIBILE in COMUNITA' VIRTUALI I CENTRI
SOCIALI IN ITALIA – MANIFESTO LIBRI 1994).

 

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